L’Infanzia va Rispettata: La Violenza non è mai Educativa

“Quando un bambino colpisce un bambino, si parla di aggressione.
Quando un bambino colpisce un adulto, si parla di ostilità.
Quando un adulto colpisce un adulto, si parla di assalto.
Quando un adulto colpisce un bambino, lo chiamiamo la disciplina.”

— Haim G. Ginott

La violenza contro i bambini è un problema sociale diffuso, anche in contesti apparentemente più consapevoli come quello svizzero. La punizione corporale, purtroppo, resta una pratica comune e spesso accettata culturalmente, ma è necessario ribadire con forza un principio fondamentale: violenza ed educazione non sono e non saranno mai sinonimi.

Nel mio libro, Nel rispetto dell’infanzia ho affrontato in profondità questo tema cruciale: ogni bambino ha il sacrosanto diritto di crescere senza violenza, fisica o psicologica. Non esistono eccezioni, attenuanti o scuse che giustifichino atti lesivi verso la dignità di un bambino.

Che cos’è la violenza nell’educazione?

Come definito dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia e dall’OMS, la violenza sui minori include:

  • Punizioni corporali come schiaffi, sculacciate, strattonamenti o l’uso di oggetti per infliggere dolore.
  • Abusi psicologici come umiliazioni, denigrazioni, minacce, scherni o paure indotte intenzionalmente.

Anche quelle che vengono spesso definite “punizioni leggere” sono atti di violenza e lasciano segni profondi, sia fisici che emotivi. Non importa la frequenza o l’intensità: la violenza è violenza, punto.

Gravi conseguenze, a breve e lungo termine

Gli studi scientifici degli ultimi decenni lo dimostrano chiaramente: la violenza non educa, ma danneggia. Tra le conseguenze delle punizioni corporali e psicologiche troviamo:

  • Problemi di salute mentale (ansia, depressione, bassa autostima).
  • Comportamenti antisociali o aggressivi.
  • Difficoltà scolastiche e cognitive.
  • Una maggiore probabilità di perpetuare la violenza da adulti, generando una spirale di violenza che rischia di diventare intergenerazionale.

La resilienza, ossia la capacità di superare esperienze traumatiche, può aiutare alcuni bambini, ma non possiamo contare su questa come soluzione. Ogni forma di violenza è inaccettabile e prevenibile.

Prevenire è la chiave per costruire un futuro migliore

Porre fine alla violenza contro i bambini non è solo un atto di giustizia verso l’infanzia, ma è anche un investimento per una società più equa, rispettosa dei diritti umani e orientata alla sostenibilità. Come ricorda l’Agenda 2030 dell’ONU, la protezione dell’infanzia è un pilastro dello sviluppo sostenibile.

Purtroppo, gli investimenti si concentrano ancora troppo sulla cura delle vittime anziché sulla prevenzione. È necessario agire a tutti i livelli:

  • Formazione adeguata: per tutti gli addetti ai lavori.
  • Supporto: offrire consulenza e sostegno ai genitori, affinché adottino metodi educativi rispettosi.
  • Educazione: sensibilizzare famiglie, scuole e istituzioni.
  • Legislazione: vietare esplicitamente ogni forma di punizione violenta.

Il diritto dei bambini a crescere senza violenza

Ogni bambino merita un’infanzia serena, lontana dalla paura, dal dolore e dall’umiliazione. La violenza non educa: distrugge. Non possiamo tollerare, giustificare o minimizzare atti che ledono la dignità dei più piccoli. È nostra responsabilità, come adulti e come società, proteggere e rispettare ogni bambino.

Il diritto alla protezione: verso una legislazione chiara contro la violenza

Ogni bambino ha diritto alla protezione della propria integrità fisica ed emotiva, come sancito dall’articolo 19 della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo. Tuttavia, in Svizzera, questo diritto non è ancora protetto in modo esplicito dalla legge. È inaccettabile che nel 2024 si debba ancora legiferare per affermare ciò che dovrebbe essere considerato buonsenso: un’educazione priva di violenza.

Paesi come la Svezia, la Germania e il Perù hanno già vietato in modo chiaro e inequivocabile l’uso di punizioni corporali e psicologiche nell’educazione. L’esempio di queste nazioni dimostra che l’adozione di una legislazione chiara, accompagnata da misure di sensibilizzazione su larga scala, porta a una riduzione significativa della violenza sui minori. È tempo che anche la Svizzera compia questo passo fondamentale, allineandosi con gli standard internazionali e ponendo fine a un retaggio culturale pesante che ancora giustifica la violenza come “metodo educativo.”

La situazione giuridica in Svizzera

xCome affermato dalla Convenzione ONU, i bambini hanno gli stessi diritti degli adulti: dignità, integrità e protezione. Tuttavia, il sistema giuridico svizzero non ha ancora introdotto una norma chiara che vieti esplicitamente la violenza nell’educazione, nonostante vi siano diversi articoli del Codice penale a tutela dei minori. La Svizzera è stata ammonita più volte dal Comitato ONU per i diritti del fanciullo, che nel 2015 ha ribadito la necessità di agire con urgenza.

La legislazione chiara, come dimostrato dallo studio comparativo di Bussmann del 2009, è un passo imprescindibile per un cambiamento culturale duraturo. Le principali aree di intervento includono:

  1. Una norma legale esplicita: introdurre nel Codice Civile il diritto dei minori a crescere senza violenza.
  2. Prevenzione e sensibilizzazione: offrire supporto ai genitori fin dalla prima infanzia, informandoli sulle fasi di sviluppo dei bambini e fornendo strumenti educativi alternativi.
  3. Rilevamento precoce e supporto specialistico: formare professionisti in grado di individuare segnali di violenza e intervenire tempestivamente.

Proteggere i bambini significa proteggere il nostro futuro. Una società che tollera la violenza nell’educazione non può dirsi giusta, né moderna. È nostra responsabilità collettiva adottare misure concrete per eliminare ogni forma di violenza, garantendo ai bambini il diritto fondamentale di crescere in un ambiente sicuro, amorevole e rispettoso.

Soltanto con un impegno genitoriale consapevole e con politiche chiare a tutela dell’infanzia potremo spezzare il ciclo del trauma transgenerazionale e costruire una società fondata sul rispetto, sull’empatia e sulla dignità umana.

Il peso del trauma transgerazionale

La violenza nell’educazione non si limita a danneggiare il singolo individuo: essa si trasmette di generazione in generazione, creando un trauma collettivo che affligge l’intera società. Questo fenomeno, noto come trauma transgenerazionale, contribuisce all’emergere di problemi emotivi, relazionali e sociali. Spezzare questa catena richiede un impegno concreto e su più livelli

  • Tutela emozionale ed affettiva dell’età evolutiva: proteggere i bambini non solo dalla violenza fisica, ma anche da quella emotiva e psicologica.
  • Promuovere una genitorialità consapevole, fondata sul rispetto, sull’empatia e sulla comprensione delle fasi di sviluppo del bambino. Un bambino che cresce in un ambiente amorevole, sicuro e rispettoso svilupperà le competenze emotive necessarie per diventare un adulto equilibrato e responsabile.

Approfondisci nel mio libro

Se vuoi scoprire di più su come costruire un’educazione non violenta, basata sul rispetto e sull’empatia, ti invito a leggere il mio libro, Nel rispetto dell’infanzia, Insieme possiamo contribuire a costruire un futuro in cui ogni bambino abbia il diritto di crescere libero dalla violenza.

Condividi questo messaggio e unisciti alla battaglia per un’infanzia rispettata: la violenza non è mai la risposta.